Tutti i santi giorni
Editore: Feltrinelli
Pagine: 162
Anno: 2006
Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovescia addosso a ritmo forsennato.
Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni.
Scrivere come se scrivere fosse una misura di igiene mentale, una ginnastica emotiva, uno sgranchire la ragione, cercando di riattivare se stessi, ogni mattina, per non lasciarsi sopraffare dal troppo che accade.
E’ quanto fa Michele Serra sulla “Repubblica”, ormai da sette anni, riuscendo a stabilire una forte sintonia quotidiana con i suoi lettori, molti dei quali, dopo un’occhiata ai titoli di prima pagina, vanno subito alla pagina dei Commenti per leggere le venti righe dell’ “Amaca”.
Appuntamento ormai classico della stampa nazionale, quel corsivo è un piccolo termometro dei sentimenti civili di molti italiani che nelle parole di Serra cercano la verifica, oppure la smentita, del loro stato d’animo. Con i suoi molteplici registri (satira, moralità, insofferenza, ilarità…), L'”Amaca” ha tracciato, nel tempo, un notevole campionario delle opinioni, virtuose e anche no, pugnaci ma anche dubbiose, dell’opinione pubblica progressista di un paese sottoposto, specie ultimamente, a sollecitazioni e sbalzi d’umore anche squassanti.
Lungo questo percorso, tra Serra e i suoi lettori si è stabilita una consuetudine molto amichevole e quasi affettuosa: una conversazione civile che trova, in questo libro, una efficace sintesi della migliore vena di Serra e dunque, implicitamente, dei suoi lettori.