Lo spettatore addormentato
Autore: Ennio Flaiano
Editore: Adelphi
Prezzo: 15 euro
Pagine: 267
Anno: 2010
Chiunque si sia appisolato a teatro o durante un concerto – sostiene Flaiano sa bene che è nel passaggio dalla veglia al sonno che “la rappresentazione o la melodia o il dialogo si liberano da ogni scoria, diventano liquidi, celestiali”: in quei brevi istanti, insomma, si ha “lo spettatore perfetto”.
In realtà, nella sua lunga attività di critico teatrale, Flaiano è stato uno spettatore tutt’altro che “addormentato”: appassionato, semmai, vigile e sferzante.
Come quando irride il repertorio blandamente ameno ed ‘evasionista’ dei primi anni Quaranta, denso “di buoni sentimenti, di gioia di vivere e di grossi stipendi”, e così rispondente ai desideri del pubblico che – profetizza – “non è lontano il giorno in cui le commedie, all’Eliseo, sarà lo stesso pubblico a scriverle e a rappresentarle”.
E nel 1943, rievocando l’esaltazione di una vita “scioccamente borghese”, scriverà veemente: “Amo Shakespeare, Calderón, Molière che hanno lasciato centinaia di opere tuttora vive ma ammiro quei loro spettatori che pretesero opere tanto perfette con il loro enorme e sapiente appetito”.
Il fatto è che in un Paese dove è lecito essere anticonformisti solo “nel modo giusto, approvato”, Flaiano è riuscito a esserlo sino in fondo, caparbiamente, che recensisse la “Salomè” di Carmelo Bene, il “Marat-Sade” messo in scena da Peter Brook o “Ciao Rudy” di Garinei e Giovannini.
Senza mai dimenticare la vocazione satirica: dalla “Piovana” di Ruzzante a una rivista musicali di Terzoli e Zapponi, ogni spettacolo è un’occasione per appuntare il suo sguardo micidiale sulla nostra società, dove “l’uomo medio sente molto il ridicolo degli altri e pochissimo il ridicolo di se stesso”, e “la mediocrità di un personaggio, purché largamente diffusa, suscita ammirazione”.
Talché la conclusione, folgorante nella sua preveggenza, non può essere che questa: “Abbiamo sostituito la pubblicità alla morale”.