L’osceno è sacro
Autore: Dario Fo
Editore: Guanda
Prezzo: 20 euro
Pagine: 296
Anno: 2010
L’osceno, il triviale sono parte del valore lessicale di ogni popolo, ed esiste nella storia un «grande libro dello scurrile poetico», mai veramente considerato. I suoi autori hanno nomi a volte ignoti, altre volte noti e celebrati: per esempio Shakespeare e Marlowe, che in scena e nella vita si esprimevano usando «parolacce ».
L’ebreo di Malta di Marlowe inveiva dando della «testa di fallo» ai suoi persecutori. Nel testo originale Amleto fa allusioni chiare al sesso femminile.
Dialogando con Ofelia, sdraiato con lei presso il palco degli attori, le chiede: «Potrei distendermi col viso sul boschetto che tieni in grembo… o è già prenotato? ».
Al limite dello sconcio le espressioni recitate da Molière nel Medico per forza e nel Don Giovanni. Per non parlare delle oscenità esibite da Ruzzante, dall’Aretino e da Giulio Cesare Croce il fabbro nel suo Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.
Ma è sorprendente scoprire come uno dei campioni del turpiloquio fosse Leonardo da Vinci, con una famosa tiritera sul fallo recitata in tutte le sue modulazioni.
Riallacciandosi a una tradizione tanto illustre, Dario Fo racconta, da un’angolazione originale, le storie grandiose dei miti greci e romani, dell’Asino d’Oro e delle Mille e una notte, di Dante Alighieri e dei poeti di Provenza, della tradizione napoletana e di quella giullaresca medievale, e molte altre.
E mette a fuoco la sacralità dell’osceno e della buffoneria, da cui la sessualità esce giocosa e vitale, la donna rispettata e il male scongiurato.